Questo Centro Documentazione non ha alcun intento di occuparsi di attribuzioni o di mercato nel pieno convincimento che troppo di questo ci siamo interessati, perdendo di vista quella che è la storia ed il documento: cioè l'opera d'Arte lo è veramente solo quando c'è la documentazione e questo vale anche per gli artisti, basti pensare a quelli erranti. A questo proposito è utile ricordare un brano scritto dalla figlia "Amedeo Modigliani nacque a Livorno il 12 Luglio 1884. L'unanimità e l'esattezza delle notizie biografiche consacrate a Modigliani si riducono a questa semplice constatazione di stato civile." (Jeanne Modigliani in " Jeanne Modigliani racconta Modigliani", Edizioni Graphis Arte, Livorno 1984).
Il Centro Documentazione, essendosi programmato come lavoro in fieri, arricchirà nel tempo volumi, documenti, notizie, informazioni non sempre necessariamente riferite all'artista al quale la struttura è intitolata.
Ci rivolgiamo quindi agli studenti, agli studiosi, agli appassionati con un materiale che, essendo riunito in un unico luogo, facilita il meccanismo della conoscenza altrimenti reso più difficoltoso e confuso proprio da un materiale sparso in più sedi. Confidando nella lungimiranza e nella consapevolezza da parte degli Enti Pubblici, degli istituti bancari e di tutti coloro che credono "nell'Industria Italia" che l'Arte è il punto di forza della nostra Nazione, ci auguriamo che ci siano di concreto aiuto per borse di studio, per tesi di laurea, per ricerche riferite alle scuole secondarie e anche per lezioni d'informazione per le scuole elementari nonché per le scuole materne. Servizio che già ci era stato richiesto a Livorno.
Altro scopo primario del Centro Documentazione è quello di far conoscere i giovani artisti o quelli che per vari motivi sono ancora nell'ombra, appunto in riferimento a quanto ci dovrebbe aver insegnato ciò che avvenne in quei primi anni del Novecento; allora per di più proprio in una situazione ottimale che nella storia si è verificata solo due volte, cioè nella Firenze del Rinascimento e nella Parigi di quel tempo.
Il Centro Documentazione è stato invitato nelle figure del suo presidente Carlo Rettori, del consulente Gregorio Rossi e di Silvia Casamenti, appunto per essere riconosciuto, dalla Marmi e Graniti d'Italia a Verona per la presentazione ufficiale del progetto per una fontana commemorativa di Amedeo Modigliani da realizzarsi a Livorno; progetto che deriva dalla selezione di un'ampia rosa di architetti statunitensi.
Antonio Paolucci scrisse parole magnifiche per spiegare come i Macchiaioli si riferirono agli Antichi:
“Alle radici della stagione artistica macchiaiola (e in Silvestro Lega più che in ogni altro) c'è la memoria dell'antico: un antico che in Toscana voleva dire le chiare partiture cromatiche di Piero della Francesca, l'essenzialità compositiva di Masaccio, il nitore prospettico dell'Angelico e di Paolo Uccello".
Guglielmo Micheli, per quanto in contrasto con il proprio interesse economico:
" ...ci consigliava di andare a vedere cosa c'era in questa meravigliosa culla (Firenze ndr) e in Via della Sapienza noi trovammo il buon nonno Fattori che ci accoglieva come tanti buoni nipotini...ci consigliava di andare al Carmine a visitare Masaccio. Quello sì che li conosceva gli spazi ed i pieni, con la sua prospettiva giusta al suo punto di vista...il buon Micheli un po' soffrì del nostro distacco ma era per il bene nostro."
Llewelyn Lloyd, "Tempi andati", Vallecchi, Firenze Edizioni 1951
Se i Macchiaioli impararono dal Quattrocento, Modigliani in una ricerca di sintesi, si rivolse ai Primitivi Senesi ed anche all'Arte scultorea Romanica così come scriveva il suo amico e collezionista Dott. Alexandre.
Il Centro Documentazione, è stato voluto fortemente in terra senese, intanto per sfatare la diceria di questo Modigliani così poco apprezzato nella sua terra e quasi fuggiasco in Francia;
"se si recò a Parigi nel 1906 fu per ritrovarsi, come artista d'avanguardia, in un crogiuolo artistico propizio alla sua ispirazione, e per cercare così di sanare quell'inquietudine che si portava da sempre dentro... Mont-Parnasse a Parigi, all'inizio del xx secolo, ricreò le stesse condizioni storiche di Firenze e Roma...Sia che fossero musicisti o poeti, pittori o scultori, essi si riunirono come nella Roma del XVII secolo in questo quartiere tra i più stimolanti ed inventivi...la sua notorietà fu tale che appartiene all'Italia ma nello stesso tempo appartiene a tutti per quanto la sua opera è bella e singolare." Marie Claire Mansencal, "in Amedeo Modigliani - Elvira, B&V Editori Pontedera, 2004
Renato Natali andò a trovarlo a Parigi credendo che già gli fosse riconosciuta la sua grandezza; Aristide Sommati, livornese, fu suo amico e primo collezionista; Llewelyn Lloyd certo non parla male di lui nelle sue memorie; Filippo De Pisis scrisse:
"...e che dire di certi suoi disegni? Si potrebbero paragonare agli Etruschi per una semplicità di stile tutta loro particolare e son tuttavia così moderni nello spirito!" Filippo De Pisis, in G. Scheiwiller, " Omaggio a Modigliani", Milano 1930
La Pinacoteca Nazionale di Siena nelle figure della sua direttrice e dello staff accetta in maniera ufficiale il riferimento dei ritratti di Modigliani a quelli dei Maestri antichi ( In "Modigliani dessin à boire" a cura di Chiara Filippini e Gregorio Rossi, Edizioni Carte Segrete, Roma 2009).
Nessuno lo mandò via da Livorno, né tantomeno dall'Italia, considerato che si spostò a Firenze e poi per quasi tre anni a Venezia.
Soprattutto però colpisce il fatto che dai Paesi stranieri lo si voglia definire pittore di formazione italiana:
"I capolavori di Modigliani ispirano quel rispetto che si prova davanti alla volta dorata della Basilica di Torcello, in cui la Vergine con il Bambino sembra allungarsi e flettersi al di sopra dei fedeli, o davanti alle Madonne senesi...egli reinventa una Bisanzio intima nel cuore di una Babele cosmopolita...ritrova, senza la minima traccia di ibridismo imitativo o di reminescenza ossessiva, la pura tradizione dell'esaltazione della figura che va dai Bizantini ai Senesi, da Lorenzetti a Botticelli." Claude Roy "Modigliani" Skira-Newton Comton, Ginevra 1991
Meidner racconta che durante le conversazioni avute con Modigliani, gli faceva vedere e gli illustrava le fotografie che aveva portato dall'Italia di opere di autori toscani come Simone Martini e Duccio di Buoninsegna.
Uno dei direttori del Museo Pushkin conclude un suo testo con queste parole:
"E ritornando alla fatale domanda degli intenditori d'Arte stranieri: Amedeo Modigliani è un pittore italiano? Evidentemente possiamo rispondere: una persona che in tal modo comprende la forza magica della forma pittorica, sì, questi è un pittore italiano!" Vladimir Goriainov, in " Modigliani, l'artiste italien", Edizioni Giorgio Mondadori, Milano 2008
Ma anche gli italiani hanno saputo vedere:
"...ma soprattutto al senese mi piace avvicinare Modigliani: a Simone Martini..." Lamberto Vitali, "Disegni di Modigliani", in " Arte Moderna Italiana", n 15, H.T., Milano 1929
Amedeo Modigliani amava recitare brani della Divina Commedia; ripeteva spesso che era un pittore e che era italiano.
Le bellezze del Cimitero Monumentale di Pisa, della Lucchesia, di Siena e di Venezia erano la spinta migliore alla sua ispirazione.
Soprattutto doveva essere Carrara ad affascinarlo, visto che nella lettera scritta all'amico Alexandre da Livorno il 23 Aprile 1913 vi è questa frase:
"...farei tutto nel marmo. Il villaggio presso al quale pianterei anche letteralmente la mia tenda, una tenda da campo, è di una luce abbagliante della più abbagliante limpidità d'aria e di luce che vi sia...".
A confermare l'importanza e la necessità di un centro documentazione in Italia, ancor più in Toscana e principalmente nel senese e quindi lo studio di una formazione prettamente italiana dello stilema di Modigliani, ci vengono in aiuto le parole di un brano del capitolo di Raffaele Monti sul catalogo della mostra di Modigliani a cura di Rudy Chiappini al Museo d'Arte Moderna della città di Lugano nel 1999
".. da qui nasce il senso stesso e la supremazia di quel disegno lineare e strutturale che racchiude, allo stato incandescente, i vertici del suo linguaggio: un disegno nato dall'esercizio e dal metodo da lui invocato nella lettera a Ghiglia del 1905 e dunque genialmente desunto dall'insegnamento del Micheli".
La conferma definitiva ci viene da Claude Roy che, rifacendosi anche a quanto affermato dalla figlia di Amedeo, Jeanne, ci fa notare che il percorso artistico è stato affrontato più guardando alla vita che alle opere.
Se si avessero a disposizione soltanto i dipinti, i disegni e le sculture e non si conoscessero i suoi dati biografici e quindi per ricostruire il suo percorso artistico ci si dovesse riferire alla successione cronologica della sua produzione si arriverebbe a conclusioni diametralmente opposte a quelle attuali. Si potrebbe pensare che avesse avuto le sue origini pittoriche a Parigi con le influenze di Cézanne ecc. e che solo in seguito fosse approdato in Italia. Infatti l'acquisizione dei dettami degli Antichi italiani è forte soprattutto nelle opere dell'ultimo periodo.